A.C. 750-A
Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questo è un decreto che si pone chiaramente in violazione del diritto internazionale, della Convenzione SAR, quella rivolta alla ricerca e soccorso in mare, della Convenzione UNCLOS, della Convenzione SOLAS. E non è soltanto l'analisi di molti esperti che ve lo ha segnalato con forza, ma da oggi addirittura il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, che vi chiede di fermarvi. Fermatevi, fermatevi perché questa è una norma sbagliata, che, oltre a essere inumana, è anche una norma che rischia di farvi fare ciò che è già successo nel 2012, quando le destre hanno già fatto condannare l'Italia per i respingimenti collettivi. Era la sentenza Hirsi. Questo è un decreto che impedisce o vuole impedire di fare più salvataggi insieme, di operare più situazioni di soccorso in mare, ma, per rispettare questo tipo di decreto, il comandante della nave si troverebbe costretto a violare delle norme di rango superiore, quelle del diritto internazionale, e non lo possiamo permettere. Né il codice della navigazione né le convenzioni che ho citato prevedono alcun limite numerico alle operazioni di salvataggio, anzi, impongono esattamente il contrario, cioè a chi ha notizia di persone in difficoltà di procedere all'assistenza.
Alcune altre disposizioni, invece, di questo decreto sono vacue o ridondanti su cose che queste navi hanno già dimostrato di fare ogni volta che si trovano ad operare un soccorso in mare. Rimarcano requisiti già previsti da norme esistenti, e questo sembra voler aprire un varco a chiedere delle specifiche tecniche particolari per queste navi che effettuano soccorso, ma in realtà potrebbe capitare a qualsiasi nave mercantile di operare un soccorso, e quindi non si capirebbe la ragione di questa discriminazione. Le navi chiedono sempre il porto di sbarco, ma purtroppo la realtà è un'altra, che molte volte non hanno avuto risposte. Quindi è lo Stato, sono gli Stati ad essere inadempienti nei loro confronti, nei confronti dei diritti che dovremmo rispettare, che l'Italia è chiamata a rispettare. Il diritto internazionale del mare è anche chiaro nello stabilire che le procedure di asilo vanno gestite a terra, non certo sulle navi, perché il comandante della nave che abbia effettuato un salvataggio conclude i suoi obblighi nel momento in cui le persone sbarcano nel porto sicuro.
Di certo la pratica che avete adottato, questa novità di allungare volutamente le sofferenze delle persone salvate in mare, dando dei porti sempre più lontani, persone che, ricordiamolo, sono spesso in condizioni fisiche e anche psichiche di grande sofferenza e che necessitano di cure mediche urgenti, è una pratica che non ha alcun fondamento dal punto di vista giuridico. È una pratica che, oltretutto, è crudele e inumana. E poi mi chiedo perché riguarda solo chi viene salvato dalle ONG e non la maggioranza delle persone che vengono salvate, invece, dalla Guardia costiera.
Dal gennaio di quest'anno sono 5.000 le persone che sono arrivate, che sono sbarcate, e quattro su cinque sono state salvate proprio dalla Guardia costiera italiana. A riprova della vostra malafede - mi rivolgo al Governo - sono stati rimandati i minori non accompagnati arrivati fino a La Spezia con la Geo Barents indietro per 800 chilometri, fino a Foggia. È proprio la logistica dell'orrore quella che mettete in campo con questa nuova pratica, e non ha nulla a che fare con quello che afferma il Ministro Piantedosi, quando dice di volere sgravare le regioni del Sud rispetto agli obblighi di accoglienza. Abbiamo visto il contrario, abbiamo visto persone fatte arrivare fino a La Spezia e poi respinte, riportate fino a Foggia. Vorrei ricordare a questo Governo e a questa maggioranza che la solidarietà non è un reato, la solidarietà non è un reato, e questo decreto ha il solo fine di ostacolare le operazioni di chi cerca di salvare le vite dal mare. Ditelo allora, siate più onesti con il Paese, con le italiane e gli italiani. La verità è che queste organizzazioni stanno solo sopperendo alla gravissima mancanza di una missione istituzionale, di una missione europea con un pieno mandato umanitario di ricerca e soccorso nel mare, una Mare Nostrum europea. Questa sarebbe la battaglia che mi aspetto di veder fare a questo Governo.
Non ci sarebbe nemmeno bisogno dello sforzo di solidarietà delle organizzazioni non governative se l'Unione europea e i suoi Governi facessero pienamente il loro mestiere, perché quelle convenzioni chiedono di avere un sistema adeguato a prevedere la ricerca e il soccorso di chi si trova in difficoltà nel mare. Il Ministro Piantedosi poi parla spesso, a sproposito, devo dire, di un eventuale pull factor, ma credo che il Ministro, nella sua posizione, abbia la possibilità di studiare tutti i dati che dimostrano una cosa altra. Se guardiamo alle partenze, ad esempio, dal 1° gennaio al 18 maggio del 2021 - cito dei dati che ho visto di persona, ma ce ne saranno sicuramente a disposizione del Ministro anche di questo ultimo anno, il 2022 - abbiamo che le partenze di migranti con ONG in area SAR sono 125 al giorno, con nessuna ONG sono 135 al giorno. Credo che invece questo Governo dovrebbe spendere meglio le sue forze e le sue energie per fare battaglie giuste, come quella di aprire vie legali e sicure, che oggi mancano completamente, non solo verso l'Unione Europea, ma verso tutti i suoi Stati membri, con i visti umanitari ad esempio, con i corridoi umanitari, con i reinsediamenti, i ricollocamenti. Tutte cose contro cui, purtroppo, vi siete battuti. E gli sforzi di questo Governo sarebbero ancora meglio riposti se, anziché fare questa guerra alle ONG, voi convinceste gli altri Governi europei a cambiare l'ipocrisia originaria del regolamento di Dublino, che è quello che blocca centinaia di migliaia di richiedenti asilo nel primo Paese dove mettono piede per chiedere protezione internazionale in Europa. Quella sarebbe la battaglia da fare, perché quel regolamento è il motivo per cui assistiamo a questo inumano braccio di ferro sulla pelle delle persone più fragili, anche tra i Governi, perché non dimentichiamo anche le liti con Malta, con altri Paesi per chi assegna un porto di sbarco. Ma no, credo che a voi non interessi davvero trovare soluzioni, ma soltanto mostrare i muscoli verso le persone più deboli, in fuga da torture e conflitti, in fuga da disperazione e da discriminazione. Forti con i deboli e deboli con i forti, così siete. E, davanti a questo, la battaglia per la solidarietà europea si dovrebbe fare nei tavoli dove si cambiano quelle norme ingiuste. Sono norme che voi avete accettato, perché c'eravate voi, c'erano le destre, quando fu approvato quel regolamento di Dublino nel 2003, nella sua prima versione. Non ci voleva un genio già allora per capire che cosa avrebbe comportato nel lasciare le maggiori responsabilità dell'accoglienza sui Paesi che si trovano ai confini caldi dell'Unione europea. E quando abbiamo provato in sede europea, io stessa in un altro ruolo, a cancellare il criterio del primo Paese di accesso, facendo un lungo lavoro di riforma che è durato due anni, non ho mai visto le destre che oggi governano questo Paese partecipare a nessuna delle 22 riunioni di negoziato sulla riforma più importante per l'Italia sul tema dell'asilo.
Ma vorrei che voi diceste la verità, perché è chiaro perché non siete venuti a partecipare, e crediamo che le italiane e gli italiani meritino di sapere questa verità. La verità è che non avete il coraggio di dire ai vostri alleati nazionalisti, come Orbán, che i Trattati europei già prevedono sull'accoglienza il principio di solidarietà e di condivisione equa delle responsabilità tra tutti gli Stati membri. Non avete il coraggio di dire a questi vostri alleati nazionalisti che non si possono volere soltanto i benefici di far parte dell'Unione europea, se non se ne condividono anche le responsabilità che ne derivano. Sarebbe semplice, ma capisco che, succubi di questi alleati, non potete chiedere una cosa giusta per i richiedenti asilo e per fare davvero l'interesse nazionale.
Solo che a questo punto mi viene un dubbio: quando, nel marzo dell'anno scorso, per effetto di un'altra guerra criminale ai danni dell'Ucraina, hanno iniziato a spostarsi milioni di persone che chiedevano protezione, per la prima volta si è attivato in Europa uno strumento fondamentale, che era sempre stato bloccato da quei vostri alleati nazionalisti: la direttiva sulla protezione temporanea.
Ecco, sfido la Presidente Meloni: se vuole fare una cosa giusta, chieda di attivare la direttiva sulla protezione temporanea anche per chi arriva dalla rotta mediterranea, anziché rimanere bloccato in Italia, in Spagna o in Grecia, cioè nel primo Paese di arrivo. Questo succede anche se quella persona ha reti familiari oppure che possano fornire protezione e accoglienza in altri Paesi europei. Chiedo questo a questo Governo e alla Presidente Meloni: fate il vostro mestiere fino in fondo, altrimenti dovremmo pensare che, siccome la Polonia ha dato il via libera, diciamo, finalmente all'attivazione di quella direttiva sulla protezione temporanea, quando milioni di persone sono arrivate proprio in quel Paese, questo Governo non è in grado di ottenere la stessa cosa dai propri alleati. Credo che questa sia la cosa che dovreste fare, perché, altrimenti, ci toccherebbe pensare che, per qualcuno, conta soltanto il colore della pelle delle persone che arrivano e questo, purtroppo, ha un nome che è “razzismo” e le convenzioni internazionali dicono che non ci sono rifugiati di serie A e rifugiati di serie B.